Santi Pietro e Paolo 29 Giugno


Un solo giorno della Passione per i due apostoli; ma loro due erano una cosa sola; si, benché hanno sofferto in giorni diversi, erano una cosa sola.
Ha preceduto Pietro, lo ha seguito Paolo…
Il loro Martirio è sempre stato ricordato dai cristiani di tutto il mondo…
Tutto il Popolo di Dio è debitore verso di loro per il dono della fede…

Ma chi sono ?

Pietro, nato a Betsaida della Gallilea, figlio di Giovanni o Giona, fratello di Andrea, abitava a Cafarnao quando conobbe il Maestro…Pietro e Andrea assieme a Giacomo e Giovanni erano pescatori.
Nel suo primo incontro con Gesù, si senti dire:
“ Tu sei Simone, figlio di Giovanni, ti chiamerai Cefa, Pietro(Gv1,42)
Darle un nuovo nome voleva indicare la missione alla quale era destinato.

Non sappiamo cosa capì l’interessato però quell’incontro confermò quanto gli aveva detto il fratello: “Abbiamo trovato il Messia”(Gv.1,41)

È stato il primo Papa ma anche vescovo di Antiochia. “Morì “a Roma, crocifisso a testa in giù, durante le persecuzioni di Nerone, tra il 64 e il 67 dopo Cristo, dopo aver sofferto la prigione insieme a San Paolo, nel carcere Mamertino costruito dal re Anco Marzio. La Sua tomba è ubicata nelle Grotte Vaticane, in corrispondenza dell’altare della Basilica che porta il nome del santo.
San Paolo (Saulo) era nato a Tarso, capitale della provincia romana della Cilicia, tra il 5° e il 1° secolo dopo Cristo.
È passato alla storia per essere stato un feroce legionario, persecutore dei cristiani, sino a quando, in viaggio verso Damasco, per arrestare e deportare uomini, donne e bambini di fede cristiana (come si legge negli Atti degli Apostoli), venne “folgorato” da una voce che lo ammoniva per i crimini che stava commettendo.
Si convertì e divenne la linea guida degli insegnamenti cristiani, per i cui contenuti spesso discuteva, anche fortemente, con San Pietro.
“Morì “decapitato, in una zona conosciuta col nome di Aquas Salvias, sulla via Laurentina, oggi chiamata Tre Fontane, perché le singole sorgenti sono: fredda, calda e tiepida.
Il suo corpo è custodito sotto l’altare maggiore della basilica di San Paolo fuori le mura Aureliane, mentre il suo capo si venera nella basilica di San Giovanni in Laterano.

La loro sorte è sempre stata legata a quella di Gesù, condividendo con lui gioie e fatiche, ma soprattutto vivendo come lui viveva e scoprendo orizzonti mai prima immaginati.
Il Maestro, dopo una notte di preghiera, scelse e costituì i dodici, Pietro fu il primo della lista e tale rimase …ed è su di lui che vorrei concentrare principalmente la mia realizzazione spirituale.
Egli seppe corrispondere all’Amore particolare di Gesù con una fede sincera.
Dopo il discorso sul” pane di vita” mentre tutti si allontanavano e il Maestro chiese se anche gli apostoli volevano andarsene, Pietro rispose:
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di Vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”(Gv.6, 68-69)
In un’altra occasione , alla domanda di Gesù di cosa pensassero di Lui, Pietro rispose: ”Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
E Gesù: ”E tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa….a te darò le chiavi del regno dei cieli…(Mt 16)

LA CHIESA È L’UMANITÀ. LA VERA CHIESA È UNA E INDIVISIBILE. L’UMANITÀ È LA MOLTEPLICITÀ DELLA SUA UNITÀ ED È IN ESSA CHE DIO DIVIENE VIVENTE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO.
Eugenio Siragusa

L’Umanità è il Regale Tempio di Dio. Iddio è il Re, il Divino Benefattore, il Monarca Universale, il Rettore della Legge che governa il Creato, il Dispensatore Magnanimo e Giusto della Forza Onnicreante. L’Umanità è la molteplicità della sua Unità ed è in essa che Dio diviene Vivente nello Spazio e nel tempo ed in tutte le cose che sono perché scaturenti dalla Luce che in esso risiede con Poteri Assoluti. «La Vera Chiesa è l’Umanità». Cristo è il Tutore e Gesù il Governatore di ogni Spirito Vivente, Fratello di ogni uomo, Maestro di Vita e di Verità. Nell’Umanità vi sono i Figli e le Figlie del Padre Creatore, dell’Ineffabile Signore, Sole di Giustizia, di Pace e d’Amore.
Dal Cielo alla Terra.
Nicolosi ,11 Marzo 1981 ore 12,30

Tutti accettarono le parole di Gesù che riconosceva in Pietro la persona datagli dal Padre per il compimento di una missione speciale.
Ma Pietro ha avuto anche lui le sue debolezze…San Marco ci ricorda come Pietro, nella Trasfigurazione fece questo intervento: ”Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”(Mc 9 5)e l’evangelista, riecheggiando quasi certamente un commento del Suo Maestro, aggiunse argutamente che Pietro non sapeva cosa stava dicendo…
Scendendo dal monte, Gesù preannuncio la sua imminente “ morte”.
“ Il Maestro deve morire? Assurdo! ”pensò Pietro e lo disse apertamente.
Il rimprovero di Gesù fu duro, ma Pietro accettò. Non capiva ma sapeva di trovarsi davanti alla Verità .
D’altra parte egli era fatto cosi.
Si vede che aveva una tale fiducia in Gesù da poterli dire quanto aveva in mente senza pensarci due volte.
Per questo prese un’altra cantonata durante la lavanda dei piedi di prima dell’ultima cena.
Come poteva permettere al Suo Maestro di chinarsi come uno schiavo a lavare i piedi a lui misero peccatore?
Si oppose decisamente ma altrettanto decisa fu la risposta:
“ Se non ti laverò non avrai parte con me”(Gv.13.8)
Era come dire: Puoi andartene! E Pietro si disse disposto a farsi lavare non solo i piedi ma anche le mani e il capo.
E quando poi Gesù annunzio che in quella notte tutti lo avrebbero abbandonato, Pietro protestò che sarebbe morto con Lui piuttosto che darsela a gambe.
Parole sincere , che però non tenevano in conto la debolezza umana .
Gesù allora con infinita delicatezza, dopo la profezia del triplice rinnegamento, gli assicurò che Dio non lo avrebbe abbandonato ed egli, una volta ravveduto, doveva confermare la fede ai suoi fratelli.
Quella notte le cose precipitarono e Pietro fece la più dura esperienza della sua vita.
Nell’orto degli ulivi non riuscì a vegliare e a pregare accanto al suo Maestro; svegliato dall’arrivo delle guardie, volle difenderlo con la spada e sbagliò di nuovo.
Privato di ogni altra risorsa umana, non seppe fare altro che fuggire.
Con Giovanni ebbe il coraggio di entrare nel palazzo del sommo sacerdote, dove il Sinedrio stava giudicando Gesù, e anche qui fece quello che non avrebbe mai voluto fare: di fronte ad una portinaia e poi davanti alle guardie , per ben tre volte negò di conoscere il suo Maestro.
Proprio in quel momento Gesù attraversava il cortile incatenato e guardò Pietro.
L’apostolo capì che non era pronto al martirio e fuggì da quel luogo.
Pianse amaramente ma non si disperò come Giuda.
Cosciente ormai del suo nulla, non ebbe il coraggio di esporsi in prima fila con Maria e Giovanni ai piedi della croce, ma accompagnò la passione dal cenacolo insieme agli altri apostoli, che spaventati come lui, vi si erano rinchiusi.
Quando le donne portarono loro il primo annunzio della risurrezione Pietro e Giovanni corsero al sepolcro e constatarono che avevano detto il vero.In seguito il Risorto apparve molte volte agli apostoli ma prima ancora apparve solo a Pietro, secondo testimonianza di Luca(Lc24,34) e di Paolo(1Cor 15, 5)
Perché nel cuore di Pietro non rimanesse nessuna ombra e tra i discepoli non sorgesse in futuro alcun dubbio circa la sua idoneità a guidare la chiesa, il Risorto, secondo il Vangelo Giovanneo, volle confermare davanti agli altri apostoli la missione che aveva affidato a Pietro e alla triplice protesta d’Amore, ripetette per tre volte: ”Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”(Gv.21)
Nell’ultimo colloquio Gesù le profetizzò il martirio.
Oramai vuoto di se stesso e rivestito di Spirito Santo, poteva edificare la vera Chiesa e testimoniare con il proprio sangue la sua fede.
Ha operato con ubbidienza, ha fatto nascere la prima comunità cristiana; più volte fu portato in prigione e prosciolto, per la sua fede, ma ha sempre ricordato che lui ubbidisce a Dio , non agli uomini.
La sua predicazione avvenne anche fuori dei confini di Gerusalemme, a Giaffa, dove risuscitò Tabita, per la gioia della comunità e ammise per la prima volta nella chiesa una famiglia di centurioni non appartenenti agli eletti…provocando il cosiddetto primo concilio, e dove Pietro confermo questa linea.
Nel concilio, dopo una lunga discussione, Pietro si alzò e disse: ”Perché continuate a tentare Dio imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? Noi crediamo che per la grazia di Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro”(At 15, 11)
Quest’insegnamento di Pietro sarà il cavallo di battaglia di Paolo per difendere la libertà evangelica dei convertiti dal paganesimo.
Quando l’incomprensione dei giudaizzanti verso gli altri cristiani stava per spaccare la comunità di Antiochia Pietro, trovandosi in quella città, con Barnaba, per non aumentare la polemica, si asteneva dal frequentare le case dei gentili convertiti.
Paolo gli fece notare il danno che questa condotta avrebbe prodotto: per la sua posizione di preminenza tra gli apostoli, tutti avrebbero approfittato del suo esempio per negare quanto egli aveva cosi chiaramente affermato nell’assemblea di Gerusalemme.
E Pietro accolse umilmente la correzione fraterna.
Discepoli, esempi di conversione, portavoce di Gesù, testimoni della sua vita, missionari…Pietro e Paolo rimangono sempre Uno…e ad oggi sono ancora tra di noi?!

Eugenio Siragusa risponde :
Lei dice di aver saputo di essere vissuto nel tempo di Gesù come l’Apostolo Giovanni, perché glielo comunicò Adoniesis. Lei sa di altri apostoli che hanno preso corpo sulla Terra e vivono oggi fra gli uomini?
-Rispondo con un messaggio ricevuto dall’astronave Cristal-Bell il 1° Giugno 1967, alle ore dieci del mattino:

“Quando vedrete Gerusalemme circondata dai eserciti, sappiate che la sua distruzione è prossima. Meditate su quanto significano queste parole profetiche di colui che fu chiamato Luca e fu unto dalla saggezza di Dio”.
“Noi vi diciamo che i dodici apostoli hanno preso nuovo corpo e vivono in mezzo agli uomini con i segnati e i chiamati delle dodici tribù dei figli della fiamma. Voi non li riconoscerete, ma egli sono coscienti e illuminati di divina saggezza…Le ultime trombe stanno per suonare, e il Grande Giorno del divino Giudizio di Dio sta sulle ali dorate dell’aurora di questo tempo”.
Il messaggio fu ricevuto telepaticamente. Lo firmava Ashtar.

-Lei sa dove vivono gli altri apostoli reincarnati? Conosce personalmente qualcuno?
-Sì, conosco personalmente a Filippo, a Giacomo fratello di Giovanni, a San Paolo, incluso Pietro…alcuni di loro vivono attualmente in Italia.
-Potrebbe raccontarci come si effettuò il suo incontro con qualcuno di loro?
-Le voglio raccontare una storia. Un giorno mentre uscivo da casa, vidi un anziano che si appoggiava con le spalle ad una parete, e mi guardava direttamente. Mi chiamò subito all’attenzione il suo sguardo, la sua presenza. Sentii che il suo sguardo penetrava profondamente nel mio interiore. Lo incontrai in uno spiazzo. Nel centro di questo spiazzo, giocavano un gruppo di ragazzini e bambini. Non sapendo come riprendermi da questa profonda impressione, andai ad un supermercato vicino e comprai alcune cose da mangiare. Dopo usciì di nuovo nella piazzetta e mi diressi verso l’anziano e gli dissi: “ Lo prenda”. Io ero veramente turbato. L’anziano senza smettere di guardarmi negli occhi, mi rispose : “ Io non ho fame”- segnalò i bambini ed aggiunse :”Loro sì, daglielo a loro”. Allora mi diressi di nuovo dentro il negozio, comperai una cesta piena di cibo per i bambini. Ma quando usciì fuori, nello spiazzo l’anziano non c’era più, era scomparso.
-Com’era l’anziano?
-Per tutta risposta, mi mostra una fotografia.
-Da dove proviene questa foto? Come l’ha avuta? Dov’è stata scattata?
-Questa è la foto del pellegrino. Fu fatta da chi ha potuto vederlo e conversare con lui.
In seguito, mi mostrò un ritaglio di giornale, che riportava anche la stessa foto, e questo è il testo:

Il viaggiatore extraterrestre di duecento cinquantasei anni”.
“Il Corriere della Sera, Nostro Tempo e altri giornali, hanno dedicato una speciale attenzione all’ extraterrestre Absu Ismaily Swandy, di duecento cinquantasei anni, che teoricamente sarebbe sbarcato a Torino. Noi non possediamo altre prove che la fotografia inviata dal Sideral Intercontacts Center. Foto riprodotta da numerosi giornali italiani e stranieri. Assieme a questo fatto, bisogna evidenziare “L’operazione Alcantara”, che ebbe come obbiettivo diffondere un avvistamento UFO sul monte Musinè; questo avvistamento della nave di Absu avvicinandosi a Torino, fu filmato da il S.I.C. L’oggetto dell’apparizione di Absu Ismaily pare che fosse quella di dare alcune conferenze concernenti a tematiche speciali ed esoteriche ad alcuni iniziati, che sono stati gli unici a poterlo vedere e fotografare”.

INCONTRO CON IL VIANDANTE
Negli ultimi mesi dell’anno 1973, risaltò sulle pagine dei giornali e delle riviste settimanali italiane una circolare d’un Centro d»Investigazione Ufologiche chiamato Sideral Intercontacts Center, accompagnata da una foto d’un vecchio con la barba bianca. La circolare, che ebbe un’ampia diffusione a partire dai mesi di Agosto e Settembre, durò fino al Dicembre di quello stesso anno e diceva:“L’Operazione Alcantara ha avuto un clamoroso esito, superiore a quello che lo stesso Sideral Intercontacts Center aveva previsto. E in un certo modo, grazie a tutti i mezzi di comunicazione, l’enorme diffusione che hanno dato ai successi del monte Musine, specialmente alla manifestazione ufologica avuta nei cieli del Piemonte. Infatti, la manifestazione di UFO nel Musine è stata grandiosa e il Sideral Intercontcts Center ha filmato alcune sequenze, come quella della stessa astronave di Absu Ismaily Swandy, quando si stava avvicinando alla città di Torino.
Come completamente grafico di questa comunicazione, il Sideral Intercontacts Center, rimette ai mezzi di diffusione una foto dell’anziano Absu Ismaily Swandy con questa dicitura:
Il viandante di più di 256 anni d’età, che visita periodicamente la Terra e che nell’ultimo incontro terminò la sua conferenza con queste parole: Benedico tutti in pace e fraternità cosmica”.
Nella medesima data, due tubisti della zona di Ragalna (Catania) erano saliti in montagna per aggiustare un’avaria che si era prodotta nel condotto dell’acqua che approvvigionava la zona. Guidavano la loro Renault di ritorno a casa, quando un anziano, vestito con una tunica bianca e barba bianca gli fece un segnale perché si fermassero. I tubisti fermarono la macchina e lo fecero salire sui sedili posteriori, durante il tragitto fino alla città, la conversazione cadde sopra i diversi aspetti del Vaticano e la Chiesa Cattolica, sopra i primi cristiani, sopra Gesù-Cristo. In un momento determinato i tubisti si burlarono delle parole dell’anziano, ma l’uomo dalla tunica e barba bianca rispose loro:
-«Se realmente conoscereste la mia vera identità non osereste deridermi. In un altro tempo e in questi luoghi mi avete riverito, ora come mi vedete con questo aspetto d’anziano e povero mi replicate».
I due tubisti tacquero molto sorpresi

Anche l’anziano ammutolì in modo repentino, i tubisti girarono istintivamente lo sguardo verso il sedile posteriore. L’anziano era evaporato, era svanito in piena marcia, in una parola, si era smaterializzato davanti i loro occhi. L’accaduto fu raccontato al commissariato di zona, però non è riuscito a dare nessuna spiegazione.

In un’altra zona fu incontrato lo stesso anziano, con l’identico aspetto, mentre faceva l’autostop all’entrata dell’autostrada. I due ragazzi che guidavano una Fiat 1500 si burlarono di lui e lo lasciarono continuando per l’autostrada. Quando furono al casello d’uscita si fermarono per pagare il pedaggio e scoprirono che dall’altro lato degli sportelli, in posizione d’attesa, c’era nuovamente l’anziano. I giovani, sorpresi, domandarono come era arrivato fino a lì ed ebbero questa risposta:
“Non sono io che ho bisogno d’essere trasportato, ma voi. Io sono fuori dal tempo e dallo spazio, mentre voi non avete terminato il vostro viaggio. State attenti!”
Il terzo incontro con il misterioso personaggio ebbe luogo a Roma. In una delle sue piazze fu incontrato, sotto l’aspetto d’un anziano con tunica e barba bianca, appoggiato ad un angolo di casa in posa che poteva molto bene interpretarsi come chi chiede l’elemosina, anche se realmente non lo faceva. Una giovane donna stava aspettando alla fermata dell’autobus per andare al lavoro. Il suo sguardo si fermò in quello dell’anziano, che a sua volta la osservava fissamente. Sentì l’impulso d’avvicinarsi e dargli una elemosina. Portava appena qualcosa in più che il necessario per pagare l’autobus. Dentro di sé sentiva vergogna a dargli un’elemosina tanto misera, rimase dubbiosa qualche secondo. Alla fine si decise, gli si avvicinò e gli posò delle monete sulla mano, l’anziano la ringraziò e sorrise. Lei sentì il suo sguardo fisso e ritornò vergognarsi dell’elemosina che aveva appena dato, ritornò all’autobus che stava arrivando e salì. Da dentro guardò nella direzione nella quale si trovava l’anziano, ma era sparito, la piazza era completamente deserta. Più tardi seppe che era stato lo stesso personaggio. Ma, chi era realmente Absu Ismaily Swandy?

Absu Ismaily Swandy?
Le vere chiavi della sua identità sono in potere di Eugenio Siragusa .
Dentro il programma operativo che Eugenio Siragusa conduceva diffondendo i contenuti dei messaggi Extraterrestri, s’incontrò un giorno con Absu Ismaily Swandy. In quel tempo, Eugenio Siragusa viveva in Santa Maria la Stella e ancora non c’era stata nessuna notizia della presenza di detto personaggio in Italia. Un giorno, mentre Eugenio Siragusa attraversava la piazza vide, in una delle sue estremità, appoggiato ad una parete, un anziano con la barba bianca, vestito con una tunica. Immediatamente fu attratto dal suo sguardo, Siragusa avviò i suoi passi verso di lui e quando fu alla sua altezza gli domandò se aveva fame, se desiderava mangiare. L’anziano continuò a guardarlo fissamente senza rispondere, allora Eugenio, seguendo un impulso meccanico, entrò in un supermercato e gli portò un panino. Nell’offriglielo, l’anziano gli rispose indicando dei ragazzini e bambini che guardavano la scena e avevano smesso di giocare: “Io non ho fame. Loro hanno fame.” Istintivamente e senza dire una parola, Eugenio ritornò nel negozio e comprò provviste alimentare che li mise in un cestone. I negozianti l’aiutarono a portarlo nella via e ad offrirli ai bambini, ma l’anziano non c’era più in piazza, era sparito. Siragusa cercò l’anziano da tutte le parti, ma non era rimasta nemmeno la traccia di lui, come tante altre volte sarebbe successo in seguito,era sparito misteriosamente. Eugenio commentò quello che era successo, in seguito potete confermare la storia nel negozio, perchè Eugenio Siragusa non aveva sufficiente denaro per pagare quello che aveva acquistato e dovettero riscuoterlo a casa.

Dopo qualche tempo, Eugenio Siragusa ricevette una foto che rappresentavano gli Apostoli Pietro e Giovanni che correvano verso il Sepolcro per sapere la notizia della Resurrezione del Signore. Al di sopra del margine e nel dorso si poteva vedere un Sole con numerosi raggi e in basso tre paragrafi firmati con l’iniziale D.
I paragrafi erano questi:

  • “Pietro Santo, Gloria di Dio, Principe Eterno,che del Divino Amore sei Tu sicuro regno e d’essa, del Figliol la chiesa Tu sol sei perno,c’implora dal ciel le grazie e sia Tu sostegno!”
  • “A te, pio e amato Giovanni, che per alta sapienza e possente candore, dall’Eterno Crocefisso ereditasti a custodire l’intera umanità, giunga il nostro supplice grido:
    rimani tra noi a salda difesa nella dura
    scelta dei nostri giorni. Sia così Signore!”

    -L’amore e la purezza: Binomio operante per secoli.
    Su! Entriamo con audacia nella loro travolgente scia.”


    Durante l’anno 1967, Eugenio Siragusa tornò ad incontrarsi con l’anziano dalla barba bianca. Dopo quest’incontro entrambi si accordarono di celebrare un pranzo in casa dello stesso Eugenio.
    Nell’attesa Eugenio si preoccupò di preparare la visita dell’anziano e volle avere una tavola preparata con un pranzo succulento e appetitoso. Invece quando l’anziano arrivò, si limitò a prendere un pizzico d’alimento, chiacchierarono e se ne andò. Qualche giorno dopo, Eugenio ricevette una lettera da Roma, attraverso la posta, che diceva cosi:
    Roma, 26 novembre 1967”
    Amatissimo Eugenio,
    nelle mie quotidiane scorrerie di pensiero e di passaggio, tutti intenzionalmente dedicati con devoto affetto al Padre Glorioso, il cui dolce impero domina tanto amorosamente il fulgore della volta celeste durante le pesanti nebbie delle concave dimore terrene, il giorno passato, con il tuo felice incontro, ho aperto una particolarissima parentesi di fraterna cordialità e un tocco indimenticabile di soavità di spirito.
    Come una Marta sollecita mi portasti di tutto, dove con premurosa attenzione e un ritaglio di tempo, e metà strappato al peso gravoso delle tue obbligazioni famigliari, fosti prodigo e scialacquatore di una o altra offerta generosa. Non ti aiutai a svolgere la tua fatica umana nell’umile mansione del tuo ricevimento, né feci tanto onore, come si dice umanamente, a quanto volesti prepararmi in macrocosmiche quantità per il mio sostegno fisico. Mi perdonerai, caro Eugenio, ma io, come uccello di bosco, tanto mi brucia restare attaccato allo stesso ramo quanto superare il cibo per la mia necessità, nel medesimo modo dell’uccello del bosco. E’ pure certo, Eugenio, che umanamente ho tenuto conto del tuo atto gentile, come il Signore lo tiene in modo divino, come se lo avessi fatto a Lui stesso. Sta scritto!
    Però dato che tu, Eugenio mio, hai entrambe le potenze delle due evangeliche sorelle, né trascurasti il sentimento benedetto dell’altra: di quella che sceglie la parte migliore. Coscientemente siamo entrati anche nello spirito e nella luce di quanto è sostegno del nostro vivere: La Legge del Maestro.
    Le diverse cose trattate esalarono il loro profumo ubriacatore, esprimendo l’intensità della loro forza, diffondendo la vibrazione del potere dell’essenza di quella Legge: L’ubbidienza e l’umiltà.
    Questo è un binomio inseparabile che si è cimentato veramente dall’amore, forma un tripode indistruttibile sopra il quale domina tutto l’edificio divino. Certo, non l’ubbidienza servile, ma cosciente: non l’umiltà dei segni esteriori, ma sentita nella radice del suo seme: il seme di Cristo, il seme del Maestro ha presentato all’uomo come perfetta scorciatoia per arrivare alla meta raggiante ed in travalicabile, dato che, a lei, come tu sai, per divina Legge, a tutti gli uomini gli fu data la grazia di arrivare nel corso delle epoche e dei cicli che loro stessi, nella loro libertà, vogliono.
    Per tanto, questa scorciatoia, nemmeno a te può nascondere i propri aculei sopra i quali il Maestro ricorrerà la dolorosa via con il passo sicuro e trionfale. E questo tu lo sai, lo hai compreso bene, lo stai vivendo in favore del fratello pigro e indolente o incluso codardo e incapace. E questo è amore puro, è lacerazione di cuore, è il sacrificio di sé per il bene altruista. Sia tu benedetto nel Nome del Signore ! Ma gli uomini non sanno queste cose di alto concetto, non credono più che con il tatto, si divertono incoscientemente con l’Imponderabile, e quello che è più grave, burlano abilmente ferri incandescenti, braci degli infernali ordini di distruzione e di morte mascherandoli con il termine taumaturgico di scienza, quando in realtà è il sibilo lacerante dell’antico serpente.
    La vera scienza, la scienza positiva, non può essere altra cosa che il germoglio di quella Fonte cristallina di verità, di giustizia e d’amore che l’essere finito, coscienti della sua origine divina e della legge che lo informa, porta come battito d’amore per il bene reale dell’umanità in faticoso cammino verso l’infinito eterno. Fuori di questa verità assiomatica, c’è in atto la disarmonia, il disamore, lo squilibrio, la negazione di tutta la legge vitale. Che il Signore abbia pietà dei poveri sbandati che volutamente vanno incontro alle nubi tormentose che si condensano all’orizzonte, e che la forza del suo tanto aspettato spirito Onnipotente voglia arrestare l’avanzare minaccioso della sconcertante tempesta.
    Ora, amatissimo Eugenio, che stai meditando nel tuo soleggiato eremo – nel ritorno verso Colui a cui tanto dedichi, in riposo e in altri virtù, la tua vigorosa preghiera per tutti quanti hai nel cuore. Ti prego non dimenticare quanto può piacere al mio spirito, di te sempre tanto devoto, contami fra loro.
    Con tanta dedizione, tuo affezionatissimo.
    Durante.”

Posteriormente a questa lettera, la comunicazione per diverse vie fra Eugenio Siragusa e Durante è continuata fino ad oggi.

Ecco due comunicazioni di felicitazioni redatte in occasione del Natale del 1977 e Pasqua del 1978.
La prima cartolina postale corrispondeva al mosaico dell’abside della Basilica di S. Paolo in Roma.
Questo era il testo:

“ Natale 1977. Nella luce gioiosa del Divino Infante, ti arrivi il mio augurio verace della più alta serenità per il conseguimento di ogni meta sublime.
Il tuo affezionatissimo.
Durante.”

La seconda cartolina postale, rappresentava la trasfigurazione, seconda pittura di Raffaello Sanzio, esposta nella pinacoteca del Vaticano. Fu inviata ad Eugenio Siragusa, nella Pasqua del 1978, prima di cominciare il suo calvario ed essere preso.
Il suo testo era il seguente:

“ Caro Eugenio:
Un pensiero di riconoscenza, un dovere di sottomissione, una supplica di gratitudine a Colui che ti indicò la via che stai percorrendo. Una sorgente di pura fonte per appagare la sete ardente del tuo cammino sopra il ruggente lastricato verso quel Gesù che tutti aspettiamo nel Glorioso Trionfo del nostro impegno.
Questo è l’augurio della mia anima nella tradizione umana del suo prossimo risorgere, che è sempre, al contrario, realmente vivente del suo intravalicabile Amore per i suoi figli.”
Durante
https://solexmalidiomauniversale.blogspot.com/2013/03/monte-musine-pietro-durante-eugenio.html

Cosa ne abbiamo fatto degli insegnamenti ricevuti?
Stiamo testimoniando nelle nostre Opere la Fede in Cristo?
Siamo pronti per il Giudizio finale?
E se fosse oggi l’ultimo giorno di questa nostra esperienza terrena?!

Nella foto allegata , Pietro mostra le chiavi del Paradiso come a dire che a giudicare da come si sta dimostrando l’Umanità, il Paradiso non è per essa:
» Pietro, pasci le mie pecorelle» disse Gesù per la prima volta.
E i discendenti di Pietro si sono trasformati come dei lupi ingordi anteponendo alla povertà e umiltà di Cristo il fatturato di miliardi di titoli e capitali per le Banche Vaticane
«Pietro pasci le mie pecorelle» disse Gesù per la seconda volta.
E i discendenti di Pietro hanno fatto orecchio sordo e si sono dimostrati freddi nel cuore e nella mente al disperato belare delle pecorelle del Cristo, unendosi all’ululare dei lupi famelici della Terra, formando uomini di Stato e grandi esperti mondiali della Finanza.
«Pietro pasci i miei agnelli» disse Gesù per la terza volta.
E i discendenti di Pietro svestendosi l’Abito di Pastore hanno trasformato la casa di Cristo in un grande negozio di affari ossia una spelonca di ladri.
Eugenio Siragusa

Dal Cielo alla Terra, dalla Terra a voi, governanti dei popoli di questo Pianeta :
La vostra responsabilità è grave, molto grave!
Se gran parte degli uomini della Terra è costretta a vivere nella sofferenza e a rinunciare alla vita per miseria e per fame, la colpa è vostra, del vostro egoistico malcostume di governare, del vostro
ipertrofico orgoglio di dominare con spirito di odio, di vendetta, di distruzione e di morte.
Domandate, domandate pure ai vostri consiglieri, chiedete consiglio su come vincerete contro la Santa Ira di Dio!
Domandate, domandate, stolti ed incoscienti!
Noi vi diciamo: non avrete pace, non avrete scampo, non avrete
riposo in vita e dopo la morte.
Noi vi diciamo ancora: tutti gli eserciti del mondo non potranno nulla, nulla contro un solo Angelo di Dio raggiante di
Celeste Potenza e di Divina Giustizia!
La sconfitta del vostro miserevole orgoglio sarà dura e senza pietà!
Se ridete di quanto vi comunichiamo, ridete pure, ma vi assicuriamo che piangerete, piangerete in eterno ed in eterno vi rotolerete nella disperazione e nel dolore senza poter sperare
salvezza da Dio!
Certissimamente vi ricrederete quando sentirete il gravoso peso del Divino Giudizio, ma allora, vi diciamo, allora sarà troppo tardi, un ricredersi che non vi potrà mai salvare dalle pene che vi sarete meritate.
I tempi stringono, stringono sempre più e il miracolo che dovrebbe salvarvi diviene sempre più pallido e più lontano.
Non volete ancora capire che solo la pace e la giustizia tra tutti gli uomini della Terra e l’amore tra gli uni e gli altri, sono gli
unici, i soli moventi che possono edificare il grande miracolo.
Non volete assolutamente comprendere che la vostra autorità viene prima da Dio e poi dagli uomini e in funzione di quelle
eterne leggi che dovrebbero unire le anime, per l’evoluzione di tutta l’umanità nei diritti e nei doveri con giustizia, amore fraterno ed in santa pace con la Suprema Volontà di Dio.
Dovete deporre le armi, dovete per sempre abbracciarvi tutti in pace e in fraterna concordia, con letizia nelle anime e nei cuori.
Dovete tutti lavorare per il Bene e soltanto per il Bene, produrre per la Pace soltanto per la Pace! Questo è il vostro primo
dovere dinanzi a Dio e agli uomini presenti e passati.
Chi siamo noi che vi indichiamo questa via?
Cosa importa a voi sapere chi noi siamo e da dove veniamo,
occorre comprendere cosa vi diciamo, perché ve lo diciamo e con
quale ansia noi e lo comunichiamo!
Occorre sturare le orecchie ed aprire gli occhi, e fate presto, presto!
La Giustizia divina è lenta ed inesorabile, questo lo sapete, fermatela!
Fermate la Forza del Divino Diritto con il vostri giusti doveri e il miracolo potrà compiersi.
Dal Cielo alla Terra
Per Ashtar, Argum, Ithacar
Eugenio Siragusa
Catania, 12 Febbraio 1966

IL GIUDIZIO DI QUESTA GENERAZIONE E’ GIA’ INIZIATO.
PER PRIMI SARANNO GIUDICATI I CAPI DI STATO E IMMEDIATAMENTE DOPO I LORO POPOLI.
RIPRESE SARANNO LE SETTE CHIESE(*) E I LORO FEDELI PER NON AVER APERTO LE PORTE DELLA VERITA’.
SEVERAMENTE SARANNO GIUDICATI I MINISTRI DEL CULTO RESISI COLPEVOLI DI COLLUSIONE CON IL POTERE DEL MALE. IL PIANETA VERRA’ SCONVOLTO DAL FUOCO, DALL’ACQUA, DALL’ARIA E DALLA TERRA CHE DIVERANNO IROSE E DISTRUTTRICI.LA GUERRA DIVAMPERA’ IN OGNI LUOGO SEMINANDO MORTE ED OSCURANDO IL SOLE. SUBITO DOPO I TRE GIORNI LA GERUSALEMME CELESTE SI MANIFESTERA’ CON TUTTO IL SUO SPLENDORE, RISANANDO OGNI COSA PER L’IMPERITURA GIOIA DEI BEATI I QUALI EREDITERANNO IL NUOVO REGNO E IL NUOVO CIELO.
Dal Cielo alla Terra
Eugenio Siragusa
Nicolosi,20 Giugno 1991

Oggi risuonano come testamento queste parole che sembrano sgorgare genuine dal suo cuore:
“Dopo aver santificato le vostre anime con l’obbedienza alla Verità, per amarvi sinceramente come fratelli ,amatevi intensamente, di vero cuore gli uni gli altri, essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile , ma immortale , cioè dalla Parola di Dio viva ed eterna.”(Pt 1, 22-23)

E se associamo i Santi Apostoli al Martirio per Fede in Cristo ricordiamoci anche un fatto laico, per completare il quadro della loro presenza nel mondo, un’ antica tradizione popolare che è usanza nel nord Italia per la notte del 28 verso il 29 giugno:
La Barca di San Pietro nota anche come barchetta o veliero di San Pietro;
Consiste nel sistemare un contenitore di vetro pieno d’acqua nel prato, o comunque all’aperto, e nel far colare al suo interno un albume d’uovo.
Il contenitore pieno d’acqua (e con l’albume) può essere una caraffa o un vaso, l’importante è che sia trasparente: deve rimanere all’aperto tutta la notte, a prendere aria e soprattutto a prendere la rugiada. Con il passare delle ore l’albume d’uovo si “cristallizza”, si adatta ai movimenti delle molecole dell’acqua a contatto con l’esterno, e piano piano si “trasforma” in una figura che tradizione vuole sia una barca, o appunto un veliero.

La leggenda della barca di San Pietro

La credenza vuole che l’apostolo San Pietro (che era un pescatore) vada a soffiare all’interno dei contenitori facendo apparire una barca. La “struttura” che si forma non solo sarebbe una dedica del santo ai fedeli, ma anche un interessante indicatore dal punto di vista meteorologico.
Cosa succede se le «vele» si aprono
Certo le tradizioni cambiano, da zona a zona: ma più o meno sono tutti concordi nel riferire che se le “vele” della barca si aprono, allora sono in arrivo belle giornate di sole, se invece si chiudono sarebbe sintomo di pioggia e maltempo. Nella tradizione contadina, le vele aperte indicherebbero anche un’ottima annata dal punto di vista del lavoro nei campi. E non dimenticate il vecchio detto: “Se piove a San Pietro, piove per un ‘anno intero”.

Che Dio Benedica questo giorno eterno, pieno di magia santa!

E ricordiamoci. Stiamo attenti e guardinghi!!
I tempi si sono accorciati!
I segni ci sono tutti!

GESÙ RITORNA
RITORNA PER NON LASCIARE ORFANI I GIUSTI, I PACIFICI, I MANSUETI, I POVERI DI SPIRITO E TUTTI COLORO CHE HANNO MESSO IN PRATICA LA LEGGE DEL PADRE GLORIOSO.
RITORNA, SÌ, RITORNA, PER ESSERE PRESENTE AL GIUDIZIO UNIVERSALE CHE SI APPROSSIMA.
RITORNA AFFINCHÈ I CHIAMATI VENGANO ELETTI.
DAL CIELO ALLA TERRA
Eugenio Siragusa
Nicolosi, 31 Marzo 1991
Ore 10:00
Non possediamo nulla, siamo ospiti in un mondo che non è nostro!
Bisogna rispettarlo e attenerci al Patto che abbiamo fatto con il Costrutto Divino per la Salvezza del Salvabile!

In Pace, Luce e Amore,
Isa del Sole
29 Giugno 2022

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