Data e ricorrenza molto importante per la missione messianica di Cristo-Gesù.
Come verrebbe accolto Cristo-Gesù, in ognuno di noi, nella propria Gerusalemme interiore o collettiva…!?
Con l’entrata a Gerusalemme, il Maestro segna il passo al suo cammino trionfante, facendo compiere quanto era stato detto e scritto dai suoi profeti. E non solo, ma per la terza volta l’animale a lui fedele, e non per caso, l’asinello, sancisce che Colui che doveva venire, proveniente dal Padre Glorioso, sarebbe stato portato proprio in groppa da esso. In altre due volte, in due fasi importanti della sua vita lo ritroviamo: la prima, alla nascita, nella mangiatoia dentro la grotta di Betlemme e la seconda in groppa come prima volta, nel ventre della Celeste sua Madre Maria nella momentanea fuga verso l’Egitto per proteggersi dalla strage degli innocenti perpetrata da Erode.
Cristo-Gesù attraverso questo segno, ci trasmette l’esatta misura che lui è IL RE DEI RE, che il suo regno non è di questo mondo, e con la pazienza e l’umiltà, può anche volendo assestare dei calci, come lo farà, al sistema politico-militare-religioso di quel tempo. La sua possente forza da leone, gli darà il coraggio di affrontate con la passione, la scelta di dare all’umanità con il VOLERE DEL PADRE l’offerta della Redenzione. Ma non da tutti, allo stato attuale dopo 2000 anni ad oggi, è stata accolta.
Eugenio in una conferenza pubblica nel febbraio 1989.
Eugenio: perché credete che abbiano messo in croce Gesù-Cristo..?
Pubblico: per nasconderlo, credo.
Eugenio : No..! Perché era scomodo. Perché diceva la verità. E quando la verità si appalesa e ferisce l’economia, la politica, il potere, quello è eliminabile.
Ecco perché è stato eliminato: perché era scomodo…!!
Il Cristo-Gesù venne accolto al pari di un re (Gv 12,13; Lc 19,38) o come se dovesse ricostituire il regno di Davide (Mc 11,10; Mt 21,9). Tutta la festa assomiglia a quella che si faceva per l’intronizzazione degli antichi re d’Israele: la folla stese i propri mantelli (Mc 11,8; Mt 21,8; Lc 19,36) come quella che in 2 Re 9,13 consacrò re Jeu; l’uso dei «rami di palme» (Gv 12,13; Mc 11,8; Mt 21, è analogo a quello di circa 170 anni prima, in occasione della decisiva rivolta popolare guidata dal leader Simone contro l’occupazione seleucida di Gerusalemme (1 Mac 13,51): praticamente dall’epoca maccabaica il vincitore veniva accompagnato così in città (2 Mac 10,7). La stessa espressione «uscirono incontro a lui» (Gv 12,13) indica una sorta di regola protocollare per l’intronizzazione regale di un capo carismatico. Persino la semplice espressione «Osanna» (Hoshia’-na), che in origine era un grido d’aiuto e che col tempo era diventata un’acclamazione solenne, qui sta a significare «Salvaci, aiutaci, donaci la vittoria!» (2 Re 6,26; 2 Sam 14,4). Insomma la folla di Gerusalemme mostrava di avere di Gesù una concezione chiaramente politico-militare.
Cristo-Gesù non rifiuta le acclamazioni: l’unico paletto che pone al cospetto di questo atteggiamento esuberante è quello relativa alla scelta dell’asino. Una scelta anch’essa politica: il nuovo re d’Israele voleva presentarsi in maniera democratica, così come aveva espresso il miglior profetismo ebraico: «Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina» (Giovanni sintetizza Sof 3,16s. e Zc 9,9, ma cfr anche 1 Re 1,33s., ove si narra dell’intronizzazione di Salomone che cavalcava una mula). Questo per indicare che una rivoluzione contro i romani avrebbe potuto essere vincente solo col consenso della grande maggioranza della popolazione ebraica. Una cosa infatti era estromettere la guarnigione acquartierata presso la capitale, un’altra resistere alla controffensiva di Cesare: una nazione piccola come la Palestina avrebbe potuto opporsi efficacemente contro l’impero romano solo a condizione di restare unita.